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venerdì 19 giugno 2015

Professor X - Parte V

Mi aveva seguito ovunque. Aveva persino capito dove abitavo. Quando nei caldi pomeriggi di fine maggio tornavo a casa troppe volte lo avevo trovato al bar sottocasa seduto a fissarmi mentre passavo a piedi, troppe volte mi aveva chiamato invitandomi a sedere al suo tavolo, troppe volte aveva cercato di offrirmi un gelato, mangiando un cono in modo quasi pornografico …
Non risposi mai alle sue provocazioni, per mesi avevo finto di non aver ascoltato le cose sconce che aveva detto, per mesi avevo fatto finta di non aver visto le cose sconce che aveva fatto.
Quella mattina dopo l’invito inequivocabile nella sua stanza, capii che sostenere l’esame con lui non sarebbe stata cosa facile, perché in cambio avrebbe voluto qualcosa che io non ero disposta a dargli.
Con il passare dei mesi avevo capito molto di quel personaggio squallido investito di autorità. Avevo saputo da alcuni suoi ex studenti che aveva il simpatico vizio di scegliere una ragazza tra i suoi studenti, la ricopriva di attenzioni e concedeva alla fortunata prescelta un voto alto e altri privilegi durante l’anno accademico. Le sue preferite non erano necessariamente belle, ma dovevano essere particolari, dovevano averlo colpito o per un motivo o per un altro. Era sempre lo stesso rituale, le chiamava per nome, le faceva sedere alla cattedra e cancellava le lezioni quando erano assenti.
Per me un giorno interruppe addirittura la lezione.
Capitò un giorno che avevo due ore consecutive di lezione, ma dopo la prima ora il mio fidanzato venne a prendermi, così mi alzai decisa a lasciare l’aula. Il professor X aveva rivolto le spalle alla platea, mentre ripeteva concetti chiave della materia e appuntava qualcosa sulla lavagna.
Sentì il rumore della sedia che si richiudeva, si voltò di scatto e vedendomi in piedi verso l’uscita disse “Dove va Nadia? Trova forse che oggi la mia lezione sia troppo noiosa?”

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