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giovedì 18 giugno 2015

Il Professor X

Era uno degli insegnamenti più importanti del mio corso di studio e lui era uno dei professori più importanti dell’università. Naturalmente aveva una carriera politica alle spalle e anni di leccaculismo acuto, forse era per quello che ogni volta che parlava sputava, probabilmente la sua lingua si era atrofizzata a furia di leccare culi per arrivare a ricoprire quel ruolo così prestigioso, che forse in pochi in quell’università hanno il diritto di ricoprire.
Si faceva il gradasso con tutte le studentesse del suo corso. Aveva la fama di essere un Don Giovanni, anche se la moglie lavorava nella stessa università e ricoprisse un altrettanto ruolo di potere. Per evitare problemi di ogni tipo mi limiterò a chiamarlo genericamente Professor X, ma se leggerà questo libro saprà che è di lui che sto parlando.
Il primo giorno di lezione mi sedetti ai primi banchi, sedevo sempre ai primi banchi quando seguivo le lezioni, per evitare di distrarmi, per posizionare bene il mio registratore e per vedere bene la lavagna dato che sono astigmatica.
Entrò nell’aula e guardò il banco dove ero seduta, avevo il mio borsellino, le mie penne multicolore, l’evidenziatore e le matite, i miei quaderni, le gomme e il libro di testo.
Si avvicinò e disse: “Bellissimo, sembra di essere ancora a scuola! Hai portato tutto l’occorrente per fare lezione, in genere all’università nessuno porta tutte queste cose. Come ti chiami?”
Io risposi timidamente: “Nadia”, lui sorrise e mi chiese “Di dove sei?” pronunciai il nome del mio paese e lui l’associò subito ai prodotti tipici della mia zona, poi iniziò a fare lezione. Ogni tanto mentre spiegava si avvicinava al mio banco e guardava i miei appunti, andava avanti e indietro, poi a un certo punto mi accorsi che forse c’era qualcosa di strano nel suo modo di guardarmi.

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