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mercoledì 29 luglio 2015

Vip ozi e vizi

Che i Vip fossero strani, ne ero al corrente, ma che fossero completamente folli, beh, forse non me lo aspettavo!
Non sto parlando dei divi del cinema americano, ma dei nostri Vip locali, quelli che per anni invadono il piccolo schermo e che sei costretto a sopportare giorno dopo giorno con le loro risative irritanti e i loro gossip estivi.
Avevo conosciuto per caso un ragazzo che lavorava come figurante nel tempo libero, ma che in realtà era autista  a tempo pieno di un noto cantante e show-man.
Chiacchierando mi parlò più volte delle manie di questo illustre personaggio e delle sua fissazione per le caramelle alla menta, quelle che noi tutti conosciamo, le piccole ciambelline rinfrescanti, quelle compresse con il buco al centro...
A dire il vero, per me le caramelle sono, più o meno, tutte uguali, ma evidentemente per questo signore non è così.
Con il tempo ho scoperto come mai quelle semplici caramelle fossero per lui così importanti e perchè fosse capace di andare su tutte le furie se per qualche motivo ne restava sprovvisto: soffre di coprofagia.
Sinceramente quando l'ho scoperto ho provato un senso di disgusto non indifferente, poichè essendo mia madre una sua grande fan, più volte ho parlato con lui, ho chiesto e ottenuto il suo autografo e ho persino stretto la sua mano scambiando i soliti due baci di cortesia sulle guance...
Per chi non sapesse cos'è la coprofagia, posso dire che è un comportamento animale secondo cui il soggetto ingoia le proprie feci o quelle di altri... che schifo!
Passiamo ad altro, o meglio, passiamo ad altri!
Il 2009 fu un anno particolarmente intenso e i personaggi che si alternavano nella rete telvisiva per cui lavoravo come figurante erano davvero tanti.
Ci fu un periodo in cui i vari vip furono costretti a dividere i camerini con altri e così un giorno capitò che il coprofago di cui vi ho parlato prima fu costretto a occupare il camerino di una nota show-girl, una di quelle considerate intoccabili dalla televisione italiana e che è amata da grandi e piccini.
Non si tratta di una donna molta appariscente, non è bellissima, non è giovanissima e non ha un fisico mozzafiato, eppure è in tv da tanto tempo e nessuno può scalzarla.
Voci di corridoio la davano come perversa, negli ambienti dell'emittente televisiva si vociferava che fosse una donna di facili costumi e molto disinibita, in grado di accattivarsi la benevolenza dei vertici dediti al vizio.
Personalmente pensavo fossero solo malignità messe in giro da gente invidiosa, perchè a vederla davvero non si riesce a nutrire alcun sospetto...
Un giorno, vi dicevo, il coprofago fu costretto a dividere il camerino con questa "signora della televisione italiana", così il mio amico, autista del vip in questione, dovette traslocare gli abiti di scena dalla macchina al camerino e mi chiese di aiutarlo.
Lo seguii per dei lunghi corridoi portando un elegante completo nero, quando fummo giunti a destinazione, il mio amico aprì la porta del camerino, entrai e mi precipitai all'armadietto per appenderlo, ma lo spettacolo che mi trovai davanti fu davvero incredibile: una fornitissima collezione di attrezzi sadomaso a cui si aggiungevano dei vibratori di diversa misura!
Rimasi sconcertata... ma capii che forse in ogni maldicenza c'è sempre un fondo di verità e in questo caso le prove erano ben chiare davanti ai miei occhi!
All'improvviso fu chiaro come fosse arrivata a calcare la scena televisiva e come potesse essere così intoccabile...

sabato 25 luglio 2015

Presentatori, programmi tv e tanto altro

Avete presente i programmi televisivi quelli belli, quelli che si fanno paladini della giustizia, quelli che si preoccupano di denunciare ogni tipo di abuso? Sto parlando proprio di quei bei programmi tv, quelli che tengono incollati al televisore centinaia di telespettatori che chiedono una legge che sia davvero uguale per tutti, quelli che credono ancora che si possa fare qualcosa per fermare questo stato di degrado sociale ...
Ebbene, ho lavorato come figurante anche per quel genere di programma e ne ho davvero tante da dire...
A tutti coloro che credono nei dibattiti politici trasmessi a tutte le ore sul piccolo schermo posso dire con estrema sincerità che sono quasi tutti delle mere farse perchè le domande sono concordate molto prima e vengono trattati solo gli argomenti che i politici vogliono trattare, anche se poi per logiche di copione sembra che ci siano colpi di scena o quesiti che colgono alla sprovvista: nulla accade per caso, tutto è stabilito con largo anticipo e le liti tra i vari personaggi della scena politica nazionale terminano in una lunga risata appena lo show viene interrotto da uno spot pubblicitario!
Ho visto politici litigare animatamente davanti alle telecamere e abbracciarsi subito dopo aver terminato il programma, ho visto puntate intere di programmi televisivi (non in diretta) essere ripetute perchè alcuni ministri intervistati non erano contenti di come erano andate le cose, ho visto  conduttori negoziare accordi e favori politici in cambio di spazi all'interno delle loro trasmissione.
C'è un programma in particolare su cui vorrei focalizzare l'attenzione e mi duole non poterlo indicare esplicitamente, ma si tratta di una vicenda molto delicata, che nessun giornale ha voluto trattare, proprio per la forza politica e sociale che il conduttore detiene.
Si tratta di un progrmma molto seguito, un programma che si finge contrario a ogni forza politica ma che poi assume come vallette, ospiti e coconduttori chiari esponenti di fazioni politiche o gente con una certa  rilevanza sociale.
Avevo fatto il provino per poter ottenere un contratto da figurante all'interno del programma ed ero riuscita a ottenere uno dei pochi posti assegnati.
Si trattava di un talk show, aveva davvero tanto pubblico, ma solo in pochi eravamo figuranti, gli altri erano ospiti che chiedevano e ottenevano di assistere allo show...
In tante occasioni il tema della puntata era stata la disoccupazione e mai avrei pensato che proprio in quel programma sarei stata licenziata.
Avevo un contratto di partecipazione al programma come figurante fino alla fine della stagione, che sarebbe stato quindi metà giugno.
Una sera prima della diretta mentre consumavamo il buffet di benvenuto (che viene offerto solo nei programmi tv dove la produzione si finge al servizio del cittadino e disponibile a rispettare anche chi come noi non contava un cavolo),
Un giornalista di un'importante quotidiano si avvicina a uno dei miei colleghi figuranti e inizia a parlare di un'argomento trattato la
settimana prima . Il ragazzo ingenuo, poco più che maggiorenne, esprime senza pensarci la sua opinione su alcuni disegni mostrati durante la diretta e questo segna irrimediabilmente la fine...
Il giornalista facendo tesoro di quelle parole pronunciate nella più totale sincerità pubblica l'indomani un articolo in cui riporta una frase usata dal ragazzo per spiegare il suo giudizio negativo e apostrafa l'accaduto con l'espressione "Un dissidente nell'olimpo del famoso conduttore".
L'articolo fa il giro dell'emittente televisiva e finisce sulla scrivaniera del conduttore che decide di licenziare tutti i figuranti a poche puntate dalla fine.
In quel momento ero disoccupata e un'impiego di un giorno a settimana era tutto quello che avevo, perderlo fu davvero terribile...
Non riuscivo a pensare che per tutto l'anno avevo assistito a dibattiti sulla disoccupazione e avevo visto tutti schierarsi a favore dei disoccupati, mentre ora erano proprio loro che licenziavano e poi per cosa? Per una parola in più detta da un ragazzino di 20 mandavano tutti a casa...
Tutti i figurantici riunimmo e chiedemmo spiegazioni, ci convocarono un giorno gli autori del programma e ci dissero che il conduttore, capo supremo dello show, voleva volti nuovi... sapevamo tutti che era una presa per i fondelli e che a poche puntate dalla fine non aveva senso, ma nessuno volle dirci di più... solo "qualcuno" pregando di non riferire ad altri ci spiegò che era per quell'articolo e che il "compagno" conduttore non tollerava critiche al suo operato e neppure le opinioni ingenue di un ragazzino ancora "sbarbatello"!
Informai tutti i quotidiani di quello che era accaduto, ma nessuno volle fare un articolo in proposito, quell'uomo era intoccabile e se per una parola in più aveva fatto sollevato un polverone e fatto licenziare tanti ragazzi, per qualcosa di più grave era capace di fare ben altro.
Ingoiai in silenzio quel licenziamento che suonava un po' come una sconfitta contro l'ennesimo potente.
Qualche anno dopo quello stesso programma venne chiuso dall'emittente televisivo perchè il contratto del potente conduttore non fu rinnovato...
La stampa parlò di lui come di un innocente crocifisso ingiustamente, tutti mostrarono la loro solidarietà per un contratto milionario non rinnovato, ma nessuno abbe una parola per noi poveri sventurati a cui lui, per suo volere, unico e insidacabile aveva revocato un contratto di circa 40 euro a settimana.
Da potente quale era e purtroppo ancora è, il conduttore ha traslocato il suo squallido show su un'altra emittente, riceve compensi milionari fingendo di essere al servizio della gente, mentre io da onesta lavoratrice sono ancora infelicemente precaria...

giovedì 23 luglio 2015

Il Signor VIP

L'ultimo pezzo forse è stato un po' pesante per cui oggi cercherò di trattare un tema un po' meno impegnativo e anche un po' più divertente: oggi vi parlo del magico mondo della televisione e del mondo dei figuranti!
Per chi non ha seguito il mio blog dall'inizio i figuranti sono dei poveri sfigati... un po' come me!
Ci sono due tipi di figuranti:
- quelli che vorrebbero sfondare nel mondo dello spettacolo ( e nella maggior parte dei casi scelgono di partire dal basso e leccare culi ininterrottamente fino a trovare quello giusto che li catapulterà nell'olimpo dei vip)
- quelli che non nutrono alcun interesse per l'ambiente ma non trovano altra occupazione.
Il ruolo del figurante è sempre uno: fare presenza!
Il figurante è un po' un "tappa buchi", fa tutto quello che gli viene ordinato senza esitazione e per quattro soldi.
A me personalmente è capitato davvero di tutto...
Ci sono programmi tv in cui sono previsti dei cantanti e quindi sei obbligato a stare dietro il personaggio durante l'esibizione e ballare, ci sono programmi in cui trattano argomenti di medicina e quindi hanno bisogno di una persona che mostri ad esempio le vene varicose e quindi devi mostrare le gambe lasciando che la telecamera inquadri i tuoi difetti mentre un team di esperti valuta la gravità del problema, ci sono programmi in cui bisogna fingere di essere parte di un'orchestra o di un gruppo che sappia fare qualcosa e anche se non sai fare niente sorridi mostrando una certa sicurezza in modo da lasciar intendere di essere padrone della materia.
La televisione è finzione, è un teatro in cui ognuno recita una parte appena inizia la diretta, appena la famosa lucetta rossa si accende...
Quanti programmi ho fatto? Davverro tanti, forse anche troppi!
Ho girovagato per studi televisivi, ho conosciuto personaggi famosi nazionali e internazionali, o riso e sorriso a comando, ho cantato, ballato, applaudito e fischiato... ho fatto di tutto e mi è cappitato davvero di tutto...
L'episodio più imbarazzante? Non saprei, ce ne sono stati tanti... quello che devo dire è che se sei figurante le persone che lavorano in quell'ambiente ti valutano meno di zero, quindi si permettono il lusso di trattarti male, di pretendere l'impossibile e... di fare avance di tutti i tipi!
Non si tratta di essere attraenti o meno attraenti, non si tratta di essere particolarmente appetibili, è semplicemente la legge dei grandi numeri: essendoci un gran numero di figuranti, se si prova indistintamente con tutti, prima o poi qualcosa si ricava...
Ci sono assistenti di studio, cameraman, tecnici audio, tecnici video, presentatori, vip di tutti i tipi, direttori, megadirettori, dirigenti, produttori, giornalisti, ma anche semplici impiegati del bar interno dell'emittente televisiva... è un "tutti contro tutti", perchè in effetti tutti ci provano con tutti e poi a ogni rifuto non si perde tempo, si passa subito a importunare un altro...
Ricordo un episodio davvero imbarazzante, ma che mi fece anche ridere per il tipo di proposta e per il contenuto della stessa...
Facevo la figurante in un programma estivo che andava in onda al mattino, lo studio era piccolo e quindi di figuranti ce ne eravamo pochi, poi se si conta che metà erano maschi il cerchio delle opportunità era ristretto per i soliti "marpioni".
Il mio adulatore era un uomo molto importante, direi il perno centrale della trasmissione, era distinto e di cultura, non pensavo potesse azzardare simili avance, eppure...
Era una mattina come tante, mi presentai negli studi televisivi come sempre con un paio di ore di anticipo (necessarie per controlli di sicurezza e documenti), poi feci colazione al bar dell'emittente e subito dopo mi avventurai per i corridoi. Naturalmente non farò il suo nome per evitare querele, non ho prove dell'accaduto, ma solo una poesia che mi dedicò durante il breve e interessato corteggiamento. Per essere più chiara possibile lo chiamero il signor Vip...
Ero giunta a metà corridoio quanto sentii "Buongiorno splendore del mattino!"
Mi fermai alzai lo sguardo e davanti a me c'era il Signor Vip. Era solito chiacchierare con noi gente comune, perchè come ho già precisato prima si tratta di un uomo di cultura, una persona gentile e garbata, ma con quel piccolo difetto che è tipico delle persone che sono investite da potere e nel suo caso da molto potere visto che lo abbiamo visto in televisione e al cinema per decenni!
"Buongiorno" risposi timidamente.
Mi prese la mano nel mio più totale imbarazzo, non mi sarei aspettato ma nulla del genere, la sfiorò elegantemente, poi iniziò a recitare una poesia "Mi piaci quando taci" era il titolo e a dire il vero non si addice molto a me perchè chi mi conosce sà che sono una gran chiacchierona...
Non dissi nulla, ma ero palesemente nel panico, lui sorrisi ed elegantemente mi congedò con un impeccabile francesismo.
Durante la puntata più volte rivolse verso di me lo sguardo e nei fuori onda mi si avvicinò forse anche più del dovuto, non mancarono occhiate furtive e sorrisi ammiccanti.
Quando finalmente uscii dallo studio per andar via, mi raggiunse e mi diede una stampa della poesia che aveva recitato per me. Colse il mio smarrimento ancora una volta, così fu fin troppo chiaro...
"Signorina, lei mi piace fin troppo e le assicuro che l'amore con me può essere bello anche alla mia età."
Non mi diede il tempo di proferire parola e aggiunse "Sà l'amore è bello a ogni età, mi creda e il piacere si può raggiungere se non con il membro, anche attraverso l'uso della bocca e della lingua, ci pensi..."
Rimasi sconcertata, lui si allontanò con una naturalezza che mi dava ancora più da pensare, non credo si possa essere più espliciti di così!
Non c'è nulla da ridere in tutto ciò, ma non so perchè ogni volta che penso a tutta questa storia continuo a farlo, forse ancora oggi, a distanza di tempo continuo a essere in imbarazzo.
Quella fu l'unica volta che si spinse ogni oltre ogni limite, da quel giorno in poi, dopo aver messo in chiaro le sue intenzioni, si limitò a qualche occhiolino e a un timido complimento, ma mai più fu così esplicito.
Non ho mai capito se si rese conto di aver esagerato o se capì che non ero il tipo di ragazza che stava cercando, so solo che passò ad altre ragazze per lo più straniere e che più di una ebbe una reazione ben diversa dalla mia!
Ancora una volta la legge dei grandi numeri aveva dimostrato la sua validtà...

martedì 21 luglio 2015

Il disfattismo e le nuove generazioni

Sono passati un po' di giorni dalla pubblicazione dell'ultimo pezzo e non so se continuare a parlare di quell'orribile donna o se passare ad altro.
In questi giorni ho trascurato il blog per dedicarmi a tempo pieno alla realizzazione di un progetto forse un po' troppo laborioso e naturalmente ho dovuto scontrarmi ancora una volta con la cattiveria della gente.
Forse vi parlerò proprio di questo, perchè ci sono cose che davvero ti lasciano con un pizzico di amaro in bocca e vorresti che non fossero mai accadute.
Abito in un piccolo paese del meridione e vi assicuro non è facile vivere in un posto del genere se sei un tantino diversa dagli altri o se hai una visione più ampia della vita...
Da due anni aiuto dei ragazzi di una scuola di ballo a mettere in piedi uno spettacolo che viene offerto gratuitamente nel mese di luglio. Naturalmente non sono una professionista, ma essendo una delle poche persone abituata a parlare in pubblico, mi presto a presentare lo show. Non percepisco alcun tipo di compenso e sarei ben lieta di cedere il posto ad altri, non perchè mi pesa farlo, ma per il semplice motivo che non vorrei essere sempre oggetto di spietate critiche.
Lo show di quest'anno aveva come tema il magico mondo Disney, così indossando un abito da principessa, in una calda serata in cui le temperature medie sfioravano i 40 gradi, ho narrato le varie favole a cui ogni singolo balletto era stato ispirato.
E' stato uno spettacolo molto carino e molto originale, diverso dai soliti spettacoli di danza che vengono proposti dalle scuole di ballo, è stato progettato un po' come un grande puzzle Disney i cui pezzi erano una sorta di mini-musical, davvero un lavoro ben fatto: circa 70 ballerini in pista, più di 200 costumi e quasi 3 ore di spettacolo.
Non è facile reggere la tensione e l'ansia da palcoscenico, soprattutto quando hai davanti più di 1000 persone!
Sfido chiunque a fare altrettanto, soprattutto da non professionista quale sono io, non ho seguito corsi di dizione, non ho studiato recitazione, non ho mai avuto nessuno che mi abbia fornito consigli su come affrontare tutto questo, ma offro ugualmente il mio aiuto a un gruppo di ragazzi che sogna e che cerca di condividere i proprio sogni con altri.
Non penso che l'Italia, ma soprattutto il meridione, possa mai progredire perchè la mentalità gretta e retrograda è ben radicata, soprattutto nelle nuove generazioni.
Non si tratta del grado di istruzione, nè dell'ambiente familiare in cui cresci, ma del grado di cultura che hai e per cultura non intendo le semplici nozioni che si apprendono sui libri di scuola, ma quello che uno impara dalla vita, dal rapportarsi con gli altri e con le persone diverse da quella piccola cerchia che si è abituati a frequentare.
Sono salita sul palco per essere fatta a pezzi dalla gente, ma soprattutto da una ragazzina di poco più di 18 anni, che frequenta l'università, ma che ha imparato davvero poco... non la conosco, eppure si è presa il lusso di apostrofare ogni singola porola che ho pronunciato, di enfatizzare ogni dettaglio del mio abbigliamento, del mio portamento e del mio modo di fare... mi chiedo ma che razza di gente porterà avanti la nostra società? I ragazzi di oggi sono le donne e gli uomini del domani, quelli che decideranno per le future generazioni e il mondo avrà l'aspetto che anche lor avranno contribuito a dare...
Non sono le critiche mi hanno fatto male, ma la persona che le ha pronunciate, perchè tanta cattiveria? Perchè si è accanita contro di me?
Non aveva una motivazione valida, se non il semplice disfattismo di chi non muove un dito nella vita se non per distruggere quello che con tanta fatica gli altri hanno creato...
Mi dispiace, ma l'Italia non ha futuro, perchè è succube di una società che non accenna a migliorare, che si sente autorizzata a portare avanti un disfattismo e un modo di vivere che taglia ogni visione alternativa della vita.
Se ci guardiamo intorno, ci rendiamo conto che nelle nazioni progredite la società ha una conformazione diversa da quella italiana...
Nel mondo civilizzato la gente non viene valutata per quello che possiede o per i titoli con cui viene presentata.
Gli Stati Uniti d'America sono un paradiso in cui un uomo di colore è giunto alla Presidenza, sono un luogo in cui la gente non mostra alcun tipo di interesse all'abbigliamento o al temperamento delle persone, quel popolo è educato in modo diverso, ha una cultura diversa, quella gente, come tutta la gente che vive in nazioni progredite, impegna il proprio tempo in modo costruttivo, non cercando di distruggere quello che gli altri hanno costruito con tanta fatica.
Non si tratta di Nord e Sud, si tratta di Italia, di un paese dominato dalle logiche di potere, dove ogni persona che possiede un conto in banca con qualche zero in più si sente autorizzato a disprezzare tutto quello che gli altri sono o sognano di essere e di fare.
Io mi vergogno di essere italiana e mi vergogno di vivere in un posto come questo!

venerdì 17 luglio 2015

Clienti "potenti"

Non pensavo che anche per rivolgersi a un'agenzia interinale ci fosse bisogno di una raccomandazione, ma l'Italia non finisce mai di stupirmi!
Rimasi a lavorare in quel negozio per il periodo concordato, poi a contratto scaduta la persona che avevo sostituito rientrò e per me non ci fu più posto, così riprese la mia ricerca d'impiego.
Non andai più nelle agenzie interinali, ormai sapevo che era inutile, così stampai centinaia di curricula e ricominciai a distribuirli in giro per la città, ma come ho detto prima l'Italia è piena di sorprese, così eccone un'altra già pronta.
Sebbene ci fossero decine e decine di boutique nessuno mi chiamava, insistevo, chiedevo, ma niente...
Un giorno capitai in un negozio di periferia in cui alla cassa trovai una donna dall'accento nordico. La Signora mi guardò dall'alto in basso, prese il mio Cv e non disse nulla. Andai via convina di aver sprecato altro temo, ma quando ero sull'autobus squillò il telefono, risposi era proprio quella donna. Si presentò e senza preamboli mi disse di recarmii in centro l'indomani per iniziare a fare una prova in una delle boutique del gruppo.
Ero emozionata e felice, sentivo che finalmente le porte della fortuna iniziavano ad aprirsi e andai.
Mi spiegò il tipo di lavoro, sarei stata la seconda cassiera in un elegante negozio per sole donne, poi mi fornì una divisa e mi suggerì di tenere sempre i capelli acconciati, un trucco sobrio e bigiotteria poco vistosa.
Sarei stata davvero al settimo cielo se non avessi avuto come colleghe delle vere arpie.
Quando il giorno seguente quella donna dall'aria austera non era più a vigilare sul buon funzionamento del negozio le mie colleghe si dimostrarono per quello che erano: stronze!
Mi informarono che non era normale la mia assunzione che non era in quel modo che funzionavano le cose. Mi dissero che avevo avuto un privilegio perchè avevo avuto "il culo" (usarono proprio questa espressione) di consegnare il curriculum proprio nelle mani di una manager aziendale venuta in città dalla sede centrale per visionare le nuove candidate. Mi spiegarono che nelle boutique del centro della città si entra solo per conoscenza e che le dipendenti sono tutte parenti o amiche di chi da anni ricopre quel posto di lavoro. In poche parole anche fare la semplice commessa o cassiera in centro è impossibile, i posti di lavoro sono tramandati, bisogna ereditare il posto o pagarlo, altrimenti non avrai occasione di avere l'impiego e se lo avrai, sicuramente le tue colleghe saranno ostili fino a indurti alle dimissioni...
Io durai 1 anno e mezzo, poi me ne andai!
La direttrice non era cattiva, ma non aveva in realtà un effettivo potere, era stata sopraffatta da quelle arpie che decidevano chi e come farti fuori.
Erano in tre, una più malefica dell'altra, una più repressa dell'altra.
Ma cosa volevano da me?
Erano semplicemente invidiose che ero riuscita ad aver un posto di seconda cassiera senza passare sotto i loro episodi di nonnismo, così iniziarono a inventare delle regole he erano valide solo per me. Non ricordo di essere mai riuscita ad andare a pranzo a un orario decente, non ricordo di aver passato una giornata serena in loro compagnia o di aver anche solo pensato di riposare qualche istante durante la lunga giornata di lavoro.
Restavo in piedi 8 ore al giorno, non potevo neppure appoggiarmi da qualche parte quando non c'erano clienti, avevo costantemente le gambe gonfie e i nervi a fior di pelle. Mi piaceva quel lavoro, ma non l'ambiente in cui ero chiamata a svolgerlo.
Più quelle perfide donne si scagliavano contro di me più io cercavo d restare indifferente sebbene dentro ero come un vulcano, pronto a esplodere e a eruttare tutto il mio odio nei loro confronti, ma non lo feci mai, un po' perchè non rientra nel mio carattere un po' perchè non volevo dare loro la soddisfazione di vedermi esasperata.
Fra i clienti della boutique c'erano personaggi famosi e meno famosi del mondo della televisione, della politica e dello spettacolo.
Ricordo una donna, non dimenticherò mai il suo nome, faceva parte del mondo del cinema, ma non era un'attrice, era una donna molto importante perchè aveva un ruolo importante, ma era terribilmente indisponente e perfida. Non ricordo mai i aver parlato con lei perchè non ha mai avuto l'educazione di farlo. Entrava nel negozio e ignorava me e i mei saluti, la Direttrice mi disse un giorno che aveva chiesto espressamente di non essere mai servita da me perchè a pelle le stavo antipatica. Non capii perchè non avevo mai fatto nulla per guadagnarmi la sua antipatia, ma a Direttrice mi spiegò che era una donna molto superba abituata a giudicare tutti senza conoscere nessuno, mi disse di non far caso alla cosa e in realtà non badai più alla sua presenza ogni volta che varcava si presentava a caccia di un abito che per quanto fosse brutta non penso le risolvesse alcun problema.

giovedì 16 luglio 2015

Le agenzie interinali...che meravigliosa invenzione!!!

Dopo aver scritto il pezzo precedente ho lasciato passare un po di tempo, è una ferita ancora aperta ed è difficle mandare giù una cosa del genere, ma oggi sono pronta a parlare d'altro...
Archiviata la pessima esperienza del master e la grande fregatura della mancata assunzione, restai con un debito in banca di 10.000 euro per giunta atasso variabile, così iniziaia a cercare lavoro come potevo, cambiando naturalmente città...
Puntai verso il centro dove speravo di trovare una situazione migliore, ma come ho già detto in altre occasioni 2L'italia è uguale da Nord a Sud", la differenza sta nel fatto che forse al Nord sono più bravi a nascondere la realtà!
Mi trasferii in una grande città del centro Italia, comprai una cartina, scaricai da internet l'elenco completo delle agenzie interinali e armata di curricula cominciai la mia distribuzione.
Passarono settimane, ma non ricevetti alcun contatto, avevo allegato lettera di presentazione dei precedenti datori di lavori e non potevo credere che non ci fosse un qualsiasi posto di lavoro per me, così decisi di stampare altri curricula e di distribuirli in giro per la città un po a tutte le attività commerciali.
Prtii dal centro e non ero ancora tornata a casa che già in due mi chiamarono, così concordai il periodo di prova e l'indomani ero a lavoro... ma come poteva essere possibile?
Scoprii prestando lavoro in un noto negozio del centro che le agenzie interinali mandavano nei vari posti di lavoro prima amici, parenti e conoscenza, poi qualcuno che si prestasse a lascere loro qualche piccolo compenso e se avanzava qualche cosa forse mandavano un normale e comune disoccupato (ma questo accadeva raramente).
Mi rendo conto che questa è un'affermazione forte e che alcuni di voi saranno scettici sulla veridicità della cosa, ma vi assicuro che è vero, perchè ne ebbi le prove.
Il negozio in questione voleva ssumermi per coprire l'assenza di un'unità di personale, il periodo totale di lavoro doveva essere 3 mesi e un giorno... il giorno in più era a completamento mese e cadeva proprio di sabato quindi per far partire l'assunzione da lunedì per quel giorno mi assunsero tramite agenzia. Non so se sono stata chiara, mi spiego meglio:
- un giorno di assunzione era fatto dall'agenzia interinale
- 3 mesi erano fatti direttamente dal negozio.
La Direttrice del negozio mi mandò a portare tutta la documentazione all'agenzia interinale a cui si era affidata per la ricerca, di modo che tutto sarebbe stato fatto in totale regolarità e trasparenza. L'agenzia interinale si trovava in centro, poco distante dal negozio e avevano già tutti i miei dati perchè era stata una delle prime a cui ero andata a iscrivermi e pur avendo delle eccellenti referenze per ricoprire quel posto di lavoro non ero stata contattata.
Quando entrai e chiesi di parlare con un addetto rimasero tutti senza parole. L'incaricato aveva un aria infastidita e senza guardarmi negli occhi compilò la pratica. Chiesi come mai non ero stata contattata da loro per fare un colloquio per quello stesso posto di lavoro per cui ora venivo assunta, nessuno mi diede una risposta, ci fu un lungo silenzio che nessuno interruppe, se non io quando presi tutti i documenti e uscii...
Ora mi è più chiaro perchè i posti di lavoro in Italia sono ricoperti al 90% da persone raccomandate e incompetenti.
La Direttrice mi disse che l'agenzia aveva mandato nel suo negozio di tutto, decine e decine di ragazze, ma naturalmente tutte non qualificate per quel lavoro...
Grazie Italia per essere sempre così meravigliosamente corrotta!!!

martedì 14 luglio 2015

Il mio più grande errore: Il Master!

Certe volte penso che fortunati si nasce e o non mi sento affatto di esserlo. Se mi guardo intorno e cerco di essere più obiettiva possibile mi rendo conto che la gente ha davvero tanti problemi di salute e tanta disperazione... S e prevale il lato umano ed egoistico di me allora guardandomi intorno vedo solo le persone che stanno meglio di me, quelle persone che mi sono passate avanti e che continuano a passarmi avanti, che hanno deciso per me e hanno scelto per me gettandomi nella più totale disperazione.
Lavoro da quando avevo 12 anni, per me non c'è stata estate al mare da allora, ho dovuto lavorare tutti i  mesi estivi di tutti gli anni che si sono succeduti da quando avevo quell'età.
Ho iniziato lavoravo in un negozio, naturalmente in nero, legavo i veli che contengono i confetti delle bomboniere, non era divertente, ma lo facevo con passione. Nessuno mi ha insegnato a fare niente, ho imparato tutto da sola per semplice spirito di sopravvivenza! Oggi posso dire di saper fare davvere di tutto, ho fatto mille lavori e li ho portati tutti a termine con massimo impegno e massima serietà, ma naturalmente non è bastato. Ho lavorato e studiato mentre la gente che ora occupa i posti di lavoro che probabilmente avrebbero dovuti essere miei se ne stava a mare a prendere la tintarella, penso a quei loro culi tonici frutti di ore di palestra mentre io lavoravo e non potevo permettermi di frequentare una palestra ( ancora oggi non posso permettermelo!)
Ma torniamo al master e a una dellle persone che più odio al mondo, la persona a cui auguro dal più profondo del mio cuore di "bollire al più presto in fondo all'inferno magari a testa in giù con la faccia in un pentolone di merda escandescente!"
Come mi piacerebbe fare il nome di quel mostro, ma non posso, non posso farlo perchè non ho i soldi per pagare un avvocato nel caso in cui la vacca mi querelasse, ma posso raccontarvi la storia... Avevo frequentato il master, avevo studiato e lavorato, avevo subito le angherie di colleghi e dirigenti, di datori di lavoro razzisti e di gente comune che non aveva alcun problema a vomitarmi in faccia tutto il loro disprezzo,avevo portato soldi in un posto dove spero di non dover mai più andare in vita mia, avevo investito tutti i miei soldi per una speranza che mi hanno negato, che lei mi ha negato, senza motivo o meglio il motivo c'era,  lo scoprirete più tardi...
Ero laureata, preparata e avevo frequentato il loro master, per cui non penso ci fosse qualcuno che avesse requisiti migliori dei miei per ottenere un posto di lavoro, ma lei, lei mi volle spremere come un limone fino alla fine, fino a quando resta sola la buccia esanime, questo voleva fare... Accettai dall'Istituto di credito patner del corso di studio uno stage in una città del centro Italia e non nascondo che ero felice di lasciare quella gente ostile per un mondo nuovo, un mondo civile!
Fui asseganata a una filiale della banca che stava subendo un trasferimento di sede, veniva spostata in uno stabile più piccolo e lavoro da fare ce ne era tanto...
Lo stage era non retribuito e non erano previsti neppure i cosiddetti "buoni pasto" quindi andavo ad affrontare un nuovo trasferimento e nuove spese per vivere... avrei lavorato 8 ore minimo in fiale per cui non avrei avuto il tempo materiale per cercarmi un'altra occupazione per finanziare la nuova esperienza formativa, ma giurai che potevo farcela, bastava solo stringere ulteriormente la cinghia.
Inizia a lavorare in un posto che era completamente diverso da quello cn cui ero entrata in contatto fino a quel momento. I miei superiori erano gente per bene, persone semplici e gentili. Il direttore di filiale mi pregò di dargli del tu e di chiamarlo per nome, io feci altrettanto. Tutti gli impiegati della banca erano estremamente gentili con me e sebbene io fossi affidata ai gestori privati ognuno di loro cecrava di insegnarmi qualcosa del loro lavoro... Mi trattenni diverse volte oltre l'orario di lavoro per aiutare e per apprendere il più possibile. Dopo tre mesi di duro lavoro mi sentivo soddisfatta, avevo appreso tanto e avevo avuto al mio fianco persone che avevano saputo gratificare il mio lavoro.
Ricordo tutto come se fosse ora, era l'ultimo giorno di lavoro, il direttore mi chiamò nel suo ufficio, tutti i dipensenti avevano comprato per me un regalo affinchè io non mi dimenticassi di loro e mai li avrei potuti dimenticare... avevo portato dei dolci e la macchina fotografica, avevo le lacrime agli occhi ero triste e mi dispiaceva tanto non fare più parte di un sano gruppo di lavoro.
Il direttore mi diede una busta, mi aveva fatto delle eccellenti referenze, poi disse "Io ci provo" e rivolgendosi ai colleghi " Abbassate un po' la voce che faccio una telefonata importante".
Non me l'aspettavo ma stava mettendo la sua faccia davanti a un superiore, era pronto a garantire per me ed era sicuro che fossi una valida dipendente, nei tre mesi di stage ne aveva avuto una grande prova.
Compose il numero della direttrice del personale dell'istituto di credito, scambiarono qualche chiacchiara e terminati i convenevoli gli parlò di me e le disse "Dottoressa, come Lei sa', ho avuto modo di avere in filiale una stagista e posso dirLe con estrema sincerità che si tratta di un valido elemento di cui avrei bisogno anche nei mesi avvenire, almeno fino a quando non avremo terminato tutto il trasferimento della filiale".
Non lo lasciò neppure finire, era in vivavoce, così sentii la sua fredda risposta "Direttore, lei è a capo di una filiale. Le ricordo che accogliendo questa stagista ha fatto il suo lavoro, ora mi faccia fare il mio!"
Con queste parole riattaccò.
Il direttore era mortificato, poi finse un sorriso e disse " Ci abbiamo provato, speriamo bene!"
Non mi assunsero e non prolungarono neppure il mio stage non retribuito.
Da quella stessa gente per bene con cui ho lavorato e che torno a trovare tutte le volte che vado in quella bellissima città seppi che al mio posto mandarono dal Nord, dalla sede centrale dell'istituto di credito il figlio di uno dei dirigenti, andò a sostituirmi che non era neppure diplomato, a lui venne retribuito il lavoro e usufruì persino dei Tickets restaurant...
Quella stramaledetta donna ha rovinato la mia vita, non saprò mai come sarebbestata la mia vita se solo avessi avuto il posto di lavoro che mi ha tolto per darlo a qualcuno che non solo non ne aveva bisogno ma non aveva nessuna qualifica per ricoprirlo.
Auguro a quella donna tutto il male che lei ha fatto a me e spero che un giorno possa capire che non è corretto giocare con la vita delle persone...

domenica 12 luglio 2015

La rana dalla bocca larga...

Nel mio corso di studio c'era una ragazza, una di quelle che quando apre la bocca ti rendi conto che ha l'intelligenza di un cactus, senza nulla togliere a questa meravigliosa pianta.
Era una ragazza vuota, vuota di testa, vuota di valori, vuota davvero di tutto... Non so perchè ma quando la guardavo mi veniva in mente una barzelletta che avevo sentito molti anni prima in tv su una squilibrata rana dalla bocca larga...
Eppure questo insulso personaggio lavorava in banca, era l'unica che faceva parte dell'istituto di credito e che era stata mandata a seguire il percorso di studio...
La cosa mi sembrava davvero strana, come mai una banca decide di assumere una ragazza del tutto inadeguata a coprire un posto di lavoro e si presta addirittura a pagarle un corso di studi?
Non aveva una laurea di tipo economico, non aveva una preparazione economica, non aveva neppure letto qualcosa che potesse anche lontanamente avere i rudimenti della disciplina eppure percepiva ogni mese un cospicuo stipendio mentre al posto di lavorare tentava di apprendere qualcosa...
Rimasi perplessa per lungo tempo e ogni volta che in classe alzava la mano per porre qualche quesito e per farsi notare dai docenti mi rendevo sempre più conto che quella presenza non aveva nulla a che fare con l'intero contesto.
Avete presente una capra? Senza voler offendere l'ovino, posso affermare con estrema sincerità che una capra seduta al suo banco avrebbe appreso motlo più di quella ragazza così piena di sè. Aveva costruito un'immensa bugia che propinava a tutti in ogni occasione, raccontava di aver lavorato per un periodo presso un importante istituto economico, parlava di corsi e di competenze che aveva acquisito negli anni, ma un giorno finalmente capii...
Era un giorno come tanti e c'era una lezione come tante, ma in quella lezione venne ospitato uno dei massimi dirigenti dell'istituto di credito patners dell'università nell preparazione del corso.
Era un uomo poco galante, mi sembrava uno di quei fighetti investito di autorità chissà da quale importante personaggio del mondo della politica e della finanza, era uno che dava l'aria di essere il rampollo di chissà quale famiglia altolocata, era uno di quelli che fanno difficoltà a nascondere il loro essere terribilmente viscidi.
Notai che appena entrò nell'aula lanciò uno sguardo verso la mia collega di corso, nonchè sua subordinata: ebbene sì, era il suo capo.
Al termine del suo intervento lei non mancò accosione di elogiarlo, poi disse una frase che tutto il resto dell'aula equivocò sebbene ci fosse ben poco da equivocare "Quello è il mio capo, io l'adoro, mi prostro sempre ai suoi piedi, ho imparato tutto da lui!"
Aveva davvero imparato "tutto" da lui, perchè poteva essere suo padre, ma in realtà era il suo amante!
All'improvviso la sua presenza fu chiara a tutti, era stupida come una capra e puzzava tra l'altro come una capra (penso che avesse dei seri problemi con l'acqua e con il sapone), ma aveva trovato la chiave per il successo prostituendosi per un posto in banca...

sabato 11 luglio 2015

Una riflessione...

L'esperienza del master non fu cosa facile, non per la difficoltà del corso di studio, ma per i continui episodi di razzismo a cui venivo sottoposta quotidianamente. Persino i miei compagni di classe evitavano la mia compagnia e questo mi ferì profondamente, così decisi di portare a termine il percorso formativo , ma di lasciare la città ogni fine settimana.
Ogni lunedì prendevo il treno che era ancora buio per giungere a lezione alle 9 del mattino e ogni giovedì dopo aver ascoltato l'ultima lezione saltavo il pranzo e correvo alla stazione per lasciare quel posto ormai diventato fin troppo difficile da sopportare.
Quando arrivi in una città ricca e famosa come quella, osannata dagli scrittori e dalle guide turistiche pensi di entrare in contatto con una realtà bella e stimolante, ma l'unica cosa che mi stimolò quel posto fu un profondo senso di disgusto per quei luoghi, tanto che a master concluso giurai di non metterci mai più piede: sono trascorsi quasi 10 anni e non sono più tornata nè in quella città nè il quella regione e a dire il vero boicotto l'acquisto di tutti i prodotti che vengono realizzati in quei luoghi!
Se per quella gente le persone che vivono nell'altra parte della regione sono da evitare, allora io non voglio più nulla da loro e i miei soldi li spendo altrove!
Sembra un discorso assurdo, ma credetemi se aveste vissuto anche solo metà degli eventi spiacevoli che mi sono capitati allora anche a voi verrebbe la repulsione...
Avevo trovato lavoro in un fast-food del centro, per il semplice fatto che essendo un francising era gestito da un direttore che non era del luogo. Era una persona per bene, una persona gentile e disponibile, come in realtà ce ne sono davvero poche.
Lavoravo nel cuore pulsante della città e avanti a me avevo una splendida vista: il monumento più importante!
Lavoravo su turni, così avevo il tempo di seguire le lezioni e di guadagnare qualcosa. Il mio lavoro era servire ai tavoli, preparare caffè e fare cassa... Non era difficile, ma lo diventava nel momento in cui avevo un qualsiasi tipo di conversazione con alcuni tipi di clienti. Non dico che il 100% dei clienti fosse razzista, ma un buon 60% sì.
Un giorno arrivò una signora, mi chiese un panino, avevamo tutti i guanti ed era obbligatorio usare le pinze per toccare ogni tipo di alimento, così presi il panino e lo misi sulla piastra per scaldarlo. Quel giorno il locale era abbastanza affollato, così, mentre il panino raggiungeva la temperatura desiderata servii un altro cliente.
Avevo come colleghi diversi ragazzi, tutti stranieri, tra loro c'era un ragazzo di colore che veniva dallo Sri-Lanka. Quel ragazzo si accorse che forse il panino si stava scaldando troppo e poichè ero molto impegnata prese le pinze e lo girò. Notai la donna che lo aveva ordinato fare una smorfia, poi mi raggiunse in cassa e disse: "Ora il panino non lo voglio più!"
Non potevo credere alle sue parole, ma prima ancora che potessi rispondere la donna uscì dal locale sdegnata.
Non penso che ci fosse nulla di male in quello che il mio collega aveva fatto, quale era la sua colpa?
D'istinto mi girai verso quel ragazzo, aveva gli occhi lucidi, abbassò lo sguardo e disse: "Non ti preoccupare, ci sono abituato!"
Non penso che ci si abitui mai a questo tipo di cose, mi chiedo se davvero il colore della pelle sia così importante in un mondo che sta andando a rotoli per motivi ben diversi!
La gente fa cose riprovevoli eppure nessuno si permette di giudicare o tanto meno di discriminare se si tratta di persone investite di potere, uno strano stupido potere... La gente comune e perbene viene messa al bando perchè è diversa dallo stupido stereotipo che per anni è stato diffuso nell'immaginario collettivo, mi chiedo: che mondo è questo?
Sinceramente la vicenda non merita che mi soffermi un minuto di più... parliamo d'altro, forse è meglio...

venerdì 10 luglio 2015

Il Signor A - parte seconda

Avevo quasi finito di affettare anche l'ultima pagnotta di pane quando all'improvviso il Signor A entrò in cucina. Non disse nulla, ma mi sentivo osservata, all'improvviso una voce chiese "Chi ti ha allacciato il grembiule?"
Non feci in tempo a girarmi che lui era alle mie spalle, si avvicinò al punto tale che sentii che aveva un "problema" che io non ero interessata a risolvere!
Mi cinse velocemente la vita e sciolse il grembiule, poi si scostò e lo allacciò sulla schiena, rimasi impietrita mentre lui si accorse del mio vistoso imbarazzo.
Non dissi nulla, ma ero turbata, lui lasciò la cucina e io ripresi a tagliare il pane.
Lavorai tutta la sera in silenzio, ma non avevo più la stessa espressione sul viso. Lui continuava a fissarmi e io non reggevo più il suo sguardo. Lo sorpresi a sniffare cocaina quando mi recai nel retro per prendere una bottiglia di vino, ma ancora una volta feci finta di nulla.
Alla fine della serata lo raggiunsi nella solita saletta, ma ero molto nervosa. Non era stupido e sapeva bene che non mi avrebbe più rivista, si comportò con disinvoltura, mi pagò 10 euro l'ora, poi dopo aver contato le banconote da darmi, arrontondò a 100 euro il mio conpenso giustificandolo con l'intezione di voler premiare un lavoro svolto bene. Li presi senza dire nulla. Scesi di corsa in cantina, mi cambiai velocemente, avevo il cuore in gola, poi risalii in tutta fretta le scale e in un attimo uscii da quel lussuoso ristorante in cui giurai di non mettere  più piede.
Tornai a casa dopo la mezzanotte e vista l'ora mio fratello era venuto a prendermi, ma non gli raccontai nulla di quello che era accaduto, volevo dimenticare quell'ennesima triste vicenda.
L'indomani ricevetti una telefonata, era il Signor A, con tono di voce languido mi chiese "Nadia, ti va di venire a lavorare?"
L'impostazione della domanda e il suo tono di voce erano chiari, ora sapevo come mai quel posto di lavoro così ben retribuito era ancora disponibile.
Rifiutai la sua offerta dicendo "Mi dispiace Signor A, io non sono tagliata per questo tipo di lavoro, sono qui per studiare, non per fare altro... Ho bisogno di un lavoro per mantenere gli studi, non ho bisogno di fare la mantenuta!"
Riattaccai senza nemmeno aspettare la risposta, non penso di avere null'altro da sentire da un uomo che non si vergogna dei suoi riprovevoli comportamenti.
Certe volte mi chiedo perchè tutti i porci capitano a me, poi mi guardo intorno e penso che forse il mondo è fatto da una quantità tale di porci investiti da potere che forse è davvero difficile non incontrarne!
Mi sono cimentata nell'attività di blogger per pubblicizzare i miei libri e per cercare di ottenere un minimo di visibilità come scrittrice ma ancora una volta i porci maniaci si fanno avanti...
Ho chiesto l'amicizia a diverse persone, proprio per facilitare la diffusione del mio blog e un uomo mi ha contatta facendo chiare allusioni... è possibile che una donna debba subire sempre e continuamente delle molestie?
Non sono bellissima e non sono una persona che ha comportamenti ambigui, eppure il sol fatto di essere donna mi espone a continue molestie da parte di uomini stupidi che non hanno niente di meglio da fare che importunare le persone. Allo Stato Italiano chiedo delle leggi più aspre che possano arrivare a punire persone del genere, ma se pensiamo che il nostro Parlamento è composto per lo più da uomini e che gran parte di loro molesta donne e ragazzine in virtù di un potere indiscusso e non soggetto a limitazioni, davvero mi resta ben poco da sperare...
L'Italia mi ha fortemente deluso su tutti i fronti, non so se resterò ancora a vivere in questo posto, non penso che in altre nazioni succede quello che accade qui, non penso che in altre nazioni la corruzione sia giunta a livelli così alti mentre le istituzioni restano a guardare questa immensa società che affonda nel più profondo squallore...

giovedì 9 luglio 2015

Il Signor A

Torniamo al mio impiego, meglio non dare al mio racconto una piega politica, preferisco limitarmi a una narrazione fedele degli eventi.
L'indomani mi presentai a lavoro con largo anticipo, avrei dovuto essere al ristorante per le 18.00, ma alle 17.30 ero già in servizio.
Il Signor A ( è così che da questo momento denominerò il proprietario del ristorante) fu piacevolmente sorpreso dalla mia puntualità, mi invitò a cambiarmi e mi fornì una divisa. I camerini erano al piano inferiore, una ragazza argentina (che da qualche tempo lavorava per lui) mi accompagnò nella cantina e in un angolo mi mostrò il luogo in cui cambiarmi. Non so perchè, ma non mi fece una bella impressione, era un luogo arredatto finemente, come tutto il resto del locale, ma non aveva finetre, nè una piccola apertura che permettesse di comunicare con l'esterno, mi sembrarono delle segreta di un antico castello e all'improvviso un senso di angoscia mi assalì. L'illuminazione era carente e ancor di più m'intimoriva.
Quando raggiunsi il piano superiore il Signor A mi fornì un grembiule e mi invitò ad aiutare gli altri a preparare la sala e i tavoli per la sera.
Il grembiule era di quelli lunghi neri, quelli che di solito si usano nei luoghi da bene perchè trasmettono una certa immagine. Tentai di allacciarlo, ma era davvero molto largo e i lacci erano initamente lunghi.
Cercai di legarlo dietro la schiena, ma mi sembrò di avere la coda, cosi lo feci girare intorno alla vita e lo legai sul davanti.
Vi chiederete come mai sto dando tutta questa importanza a un simile dettaglio... ora capirete...
Mi recai in cucina e prendendo ordini un po' da tutti svolsi numerose mansioni, quando la sala fu pronta e i tavoli perfattamente sistemati mi apprestai a tagliare il pane. Fuori era quasi buio e a breve i clienti sarebbero iniziati ad arrivare.
Il Signor A era rimasto tutto il tempo nella saletta in cui avevo fatto il colloquio, di rado era comparso alle mie spalle in silenzio e il suo modo di osservarmi mi era sembrato un po' strano, ma considerando che si trattava di un personaggio davvero stravagante avevo cercato di far finta di nulla e avevo continuato a lavorare.
L'ultima volta che ero uscita dalla cucina lo avevo sorpreso a sorseggiare un bicchiere di vino mentre distrattamente fumasa un'altra delle sue particolari sigarette artigianali.

mercoledì 8 luglio 2015

Da Nord al Sud il lavoro nero è il più diffuso

Il giorno seguente andai all'Università, seguii i miei corsi, poi prima di tornare a casa, armata di coraggio ricominciai a distribuire curricula, il mio conto in banca era quasi in rosso, avevo bisogno di un lavoro.
Dopo una serie infinita di rifiuti, finalmente qualcuno guardò il foglio che gli avevo teso e sollevando lo sguardo verso di me disse "Io non ho bisogno nel mio ristorante, ma se vai da quella parte e prosegui fino al castello c'è uno dei migliori locali della città, so' per certo che stanno cercando del personale"
Ringraziai infinitamente la prima persona che da quando ero arrivata in città era stata gentile nei miei confronti e mi recai in tutta fretta nel posto che mi aveva suggerito di raggiungere.
Era un ristorante particolare e sicuramente lussuoso. Chiesi del titolare e si presentò un uomo sui quarant'anni con i capelli lunghi e arruffati. Aveva l'aria di uno scienziato pazzo, non so perchè, ma da sempre, sin dal primo momento che l'ho visto ho sempre avuto l'idea che fosse un uomo disturbato in qualche modo. Indossava una camicia bianca di lino sbottonata fino all'ombellico, sul petto villoso pendevano costosi gioielli e sul polso un ricercato Rolex in oro faceva la sua elegante presenza!
Mi chiese di seguirlo in una saletta del locale, mi invitò a sedermi e mi chiese cosa sapessi fare. Risposi che non avevo mai fatto la cameriera, ma che per anni avevo fatto la commessa e la cassiera, gli spiegai che da lui non cercavo il lavoro della mia vita, ma solo un temporaneo impiego per fnanziare la mia temporanea permanenza in città.
Mi guardò con attenzione in silenzio, poi si accese una sigaretta artigianale che dall'odore mi resi conto che era ben altro, poi disse "Brava, io sono a sostegno delle persone ambiziose che si guadagnano da vivere! Domani sera inizi a lavorare"
Ero felice, finalmente avevo trovato un lavoro. Mi spiegò che non sarei stata assunta regolarmente, perchè aveva bisogno di collaborazioni saltuarie e che comunque sarei stata pagata bene. Il mio lavoro non richiedeva una particolare esperienza, essendo un ristorante di lusso avrei dovuto restare in piedi in smoking al lato di un tavolo durante la cena degli ospiti. Ogni volta che i commensali svuotavano il bicchiere avrei dovuto riempirlo non superando la metà.
Tornai a casa trionfante e raccontai del mio colloquio a mio fratello, ne fu felice, anche perchè sembrava che il mio impiego sarebbe stato meno faticoso e più remunerativo del suo. Anche lui si era dato da fare e aveva trovato un posto  come cameriere in una pizzeria gestita da un meridionale e quindi ben disposto verso le persone del Sud, ma naturalmente anche il suo lavoro era retribuito rigorosamente in nero.
Mi viena da ridere quando in tv vedo alcuni personaggi che additano il meridione come il cancro della nazione, quando, in realtà, le istituzioni sono assenti o chiudono un occhio su determinate situazioni sia al Sud che al Nord. Non credo che una pizzeria che lavora tantissimo nel cuore di una città molto famosa possa permettersi il lusso di avere del personale non dichiarato se non c'è qualcuno disposto a chiudere un occhio...

martedì 7 luglio 2015

Umiliazioni e maleducazione

Impiegai qualche mese per riprendermi da quella forte delusione, ma prima della fine dell'anno ero pronta a sostenere una nuova prova preselettiva per l'ammissione a un master organizzato da una nota università del nord Italia in collaborazione con un noto gruppo bancario.
Era la prima edizione del corso di specializzazione e non vi erano molti candidati. Riuscii ad assicurarmi l'iscrizione che pagai contraendo un debito con l'istituto di credito di ben 8.000 euro.
Avevo lavorato come commessa per anni, ma non ero mai riuscita a mettere dei soldi da parte sia perchè avevo sempre lavorato in nero, sia perchè comunque avevo usato tutti i miei guadagni per finanziare gli studi.
Avevo paura di quel debito, ma in sede di colloquio mi avevano fatto capire che se avessi terminato il percorso formativo con dei buoni risultati l'istituto di credito mi avrebbe assunto. Ragionado in questi termini, alla fine 8.000 mi sembrarono un buon investimento.
Mi trasferii pertanto al nord, fittando insieme a mio fratello (mio compagno di sventure) un piccolo appartamento.
Decisi di cercare lavoro, come sempre avevo in mente di studiare e lavorare, d'altronde non avevo scelta, i costi della vita in una città del nord non sono quelli di un paesino di campagna del sud Italia.
Stampai un numero indefinito di curricula e iniziai a distribuirli, prima ai centri per l'impiego, poi a negozi, bar, ristoranti e attività commerciali di ogni tipo.
Quel mio pellegrinare da un luogo all'altro della città mi costò caro in termini di fatica ma anche di orgoglio.
Per la prima volta capii cosa era il razzismo e quanto male potesse fare alle sue vittime.
Cercando casa mi ero già imbattuta in episodi spiacevoli, ma mai potevo credere che potesse esserci di peggio.
All'improvviso le scritte sui cartelli attaccate ai balconi delle case "NON SI AFFITTA A IMMIGRATI E CALABRESI" mi sembrarono nulla quando entrai in un negozio di intimo del centro e porgendo un curriculum a una ragazza mi sentii rispondere "No grazie. Il personale noi lo scegliamo a occhio e a orecchio!"
Era evidente che il mio accento palesemente del Sud disturbava i miei interlocutori, ma l'apice dello schifo lo raggiunse il Direttore di un noto grande magazzino che davanti alla mia richiesta di lavoro si comportò da vero stronzo!
L'uomo si fingeva per bene, indossava giacca e cravatta, aveva i capelli pettinati in modo ambiguo e un profumo ricercato ne segnalava la presenza. Mi guardò dall'alto in basso, senza nascondere la sua aria di superiorità, prese con disgusto il mio curriculum, lo guardò distratto, poi disse "Il permesso di soggiorno ce l'ha?"
Pensai che mi avesse scambiato per straniera, ho la carnagione chiara e dei tratti somatici che spesso vengono confusi con quelli delle ragazze dell'est, così risposi ingenuamente "Sono calabrese" e lui senza esitazione aggiunse "E' lo stesso!"
Rimasi terribilmente male, mi sentivo offesa e umiliata, gli sfilai il curriculum dalle mani e andai via.
Non penso di essermi sentita mai più male di quel giorno. Piansi lacrime amare come mai avevo fatto.
Qualcuno leggendo queste righe stenterà a credere a tutta questa triste storia, ma ho vissuto sulla mia pelle quel terribile giorno e giuro su Dio di non essere mai stata più sincera.
Per quel giorno non cercai lavoro altrove, tornai a casa e cercai di distrarmi guardando la televisione, ma quelle parole pronunciate con un'indicibile cattiveria risuonavano nella mia mente.
Mi addormentai fra le lacrime pregando Dio che l'anno accademico finisse presto perchè vivere in quel posto era praticamente impossibile per una persona come me solare ed educata non abituata a un certo tipo di trattamento...

lunedì 6 luglio 2015

Specializzazioni e potere


Archiviato il sogno televisivo tornai alla realtà e nel mondo reale, ho imparato a mie spese, che non ci sono cose belle, ma solo una serie di difficoltà da affrontare.
Mi ero laureata da un po' e non riuscivo a trovare lavoro, vagavo per siti internet e compravo giornali dedicati alle ricerche di personale, ma ero ancora disoccupata. Pensai bene di frequetare un master, forse una maggiore preparzione mi avrebbe aperto le porte per il successo, così iniziai a reperire informazioni e la scelta fu ardua perchè ogni ente ormai offriva dei corsi di specializzazione a pagamento. Decisi di frequentare un master che fosse realizzato da un'università, perchè pensavo che offrisse maggiore credibilità agli occhi delle aziende.
Il master più ambito è quello offerto da un'università italiana che è forse una delle più antiche, la motivazione è da ricercarsi nel semplice fatto che una banca affianca i corsi e i pochi aletti al termine del percorso formativo vengono assorbiti dal famoso istiuto di credito.
Ingenuamente mi armai di libri e iniziai a studiare per affrontare le preselezioni.
Penso che la via vita avrebbe avuto tutt'altro corso se non avessero predominato come sempre le strammaledette logcihe di potere.
Il master prevedeva due rette dell'ammontare di circa 5.000 euro, non aveo tutti quei soldi, ma ero pronta a impegnare tutti i miei risparmi e a lavorare per finire di pagare ogni minima spesa.
La mattina delle preselezioni ero molto agitata e mi presentai nel luogo prestabilito molto prima degli altri concorrenti.
Timidamente mi sedetti nell'atrio ad attendere l'arrivo del momento in cui avrei potuto mostrare la mia preparazione, ma solo dopo mi resi conto che a nessuno sarebbe importato ciò che negli anni di studio avevo apppreso.
Mentre mi ero persa nei miei pensieri arrivarono diverse persone, giovani e meno giovani, fra loro un uomo di mezza età mi si avvicinò quasi incuriosito. Capivo che c'era qualcosa di strano in lui, era come se la mia presenza gli desse fastidio e in effetti forse davvero lo avevo infastidito contro il mio volere.
"Buongiorno" mi disse guardandomi negli occhi.
Risposi al suo saluto e prima ancora che potessi dire altro mi chiese "Lei è qui per il master?"
Ancora una volta risposi educatamente e ancora una volta non mi diede il tempo di aggiungere altro.
Si presentò come docente di economia dell'università, mi chiese che tipo di laurea avessi conseguito perchè non ricordava di avermi mai visto.
Risposi timidamente "Economia", poi con un filo di voce spiegai che non mi ero laureta in quell'università, ma in un'altra e per questo motivo non mi aveva mai incontrata.
L'uomo non nascose più il suo totale disappunto nei miei confronti e con aria di sfida disse "Lei crede davvero che non essendo laureta nella nostra università possa riuscire a conquistare un posto nella mia aula? Questa università da sempre forma il personale che viene successivamente assorbito dal nostro istituto di credito. Lei non ha una possibilità su un milione di entrare. A mio avviso può anche fare a meno di sostenere la prova perchè se si guarda intorno ci sono decine di nostri studenti, di nostri concittadini"
Non potevo credere alle mie orecchie, perchè non era stato scritto a chiare lettere sul bando che la partecipazione di persone non residenti e non laureate in quella università non erano gradite?
Le logiche di potere creano degli assurdi meccanismi che influenzano, dolenti o nolenti, la vita delle persone che credono nella genuinità delle cose.
Naturalmente sostenni la prova preselettiva, anche se il risultato era scontato...
 A testa bassa tornai a casa, sapevo che una grande opportunità era purtroppo sfumata, ma a distanza di tempo capii che in realtà un'opportunità non mi era mai stata concessa...

domenica 5 luglio 2015

Cenerentola e la fine del ballo...

Mi fu assegnato un lussuoso camerino con i divanetti rossi. Due enormi specchi riflettevano la mia immagine e un bagno corredato di tutto l'occorrente era a mia completa disposizione per toilette e doccia.
Aprii la valigia e presi tutto l'occorrente per mettermi a mio agio, poco dopo qualcuno bussò alla mia porta.
Aprii con un po' di diffidenza, mio fratello era con me, stava mangiando dei biscotti sul divano mentre cercava di capire se c'erano telecamere nascoste che fungessero da spia.
Quando la porta si schiuse, davanti a me avevo due ragazzi uno biondo e uno moro, entrambi inviati dalla produzione per prepararmi ad affrontare il mio pubblico.
Avrei dovuto sostenere una sorta i intervista e vi assicuro ce non è facile parlare davanti a centinaia di persone. Quando la lucetta rossa si accende vuol dire che la telcamera è te che sta riprendendo e tu devi dare il meglio di te per rendere lo spettacolo piacevole ma soprattutto per non fare una mega figura di merda...
I due ragazzi si presentarono come gli autori del programma e uno di loro era colui che aveva rischiato per portarmi dall'altro lato della nazione nel mondo fatato della televisione.
Mio fratello rimase in silenzio, mentre io discorrevo con i due cercando di capire al meglio quale fosse il mio ruolo all'interno della trasmissione e cosa il pubblico e la produzione si aspettasse da me.
Quel pomeriggio fu molto intenso. Risposi a mille domande cercando di vincere la timidezza e allenandomi a essere pronta per il grande evento.
Tre ragazze si aggiunsero al gruppo trascinando nel mio camerino un carrello di abiti corredato di ogni sorta di accessorio, avrei dovuto sfoggiare un abbigliamento adatto per non creare il famigerato buco di colore nell'inquadratura. Per me fu scelta una gonna e una maglia imitate dalla collezione di Dolce  & Gabbana, era un bel completo se non fosse stato per delle calze di colore imbarazzante che mi fecero sembrare un ranocchio accentuando le imperfezioni delle mie gambe.
Le scarpe erano dei sandali altissime due numeri più grandi del mio, le strinsi più che potevo, ma camminavo come una papera che nuota senza regole in uno stagno...
Dalle 2 di pomeriggio fino alle 8 di sera passai da un restyling all'altro: trucco, parrucco, portamento, dizione, abbigliamento, ecc. ecc.
 Quando entrai nello studio ero completamente trasformato, il brutto anatroccolo era diventato un cigno e mi sentivo così felice che quasi avrei volto morire perchè non pensavo che il mio cuore potesse sopravvivere a una gioia più grande.
Era il mio momento di gloria. Per anni avevo subito il potere degli altri, ma ora per la prima volta ero al centro dell'attenzione di tutti e tutto il programma ruotava intorno a me.
Non so perchè la gente è cattiva, ma anche fra quelle persone che non conoscevo qualcuno cercò di turbare la mia serenità.
Avevo capito che quel ragazzo che aveva scelto me fra migliaia di ragazze per vivere un sogno chiamato tv non mi aveva scelta a caso, ma aveva scelto la ragazza che più rispondeva ai suoi gusti personali. Solo col tempo seppi che gli piacevo e che avrebbe voluto approfondire un amicizia forse mai nata davvero.
Le sue attenzioni le scambiai per esigenze di copione, per punti fondamentali per rendere eccellente la mia partecipazione al programma, ma in realtà la sua era una profonda simpatia nei miei confronti che io non ero pronta a ricambiare perchè a casa ad aspettarmi c'era il mio vero fidanzato, quello che amavo e che ero pronta a portare all'altare.
Non ci furono avance, nè corteggiamenti, solo gentilezza ed educazione, qualce sguardo in più mi face capire, ma solo il suo collega mi  mise al corrente della situazione.
Fu un sollievo sapere di non averlo ferito, mi aveva regalato un sogno e io non avrei voluto mai ripagarlo col dolore. Rimanemmo amici per un po' di tempo, poi la vita porta a strade diverse e tante volte le conoscenze si perdono negli impegni quotidiani.
Ma torniamo alla cattiveria delle persone, certe volte chiacchierando per il filo del discorso narrando fatti ed eventi e tralasciando il perchè ero giunta a parlare delle varie situazioni.
Ciò che minaccio la serenità della mia serata di gala fu la cattiveria gratuita delle costumiste, tre ragazze normali che si finsero gentili e disponibili, ma che con occhio vigile scrutarono me, il mio modo di fare e il mio stesso corpo mentre misuravo i diversi abiti in cerca della mise giusta per l'occasione. Mi definirano "una grossolana ragazza di campagna, più carina vestita che spogliata, tutt'alto che formosa e con capelli lunghi ma vistosamente sfibrati!"
Che razza di persona si mette a criticare così aspramente una ragazza che neppure conosce,  senza un minimo di pietà arrivanto a sottilineare persino i difetti dei suoi capelli?
Me lo chiesi quel giorno e a distanza di più di 10 anni me lo chiedo ancora.
Non avevo fatto nulla di male per meritarmi un giudizio così spietato, ero stata gentile e sorridente, avevo cercato di essere tutto quello che la produzione volesse che fossi e non avevo mosso alcuna obiezione a nessuna delle cose che loro avevano scelto per me, ma evidentemente non era abbastanza, quelle ragazze erano investite da un potere che io non potevo avere, loro lavoravano per un mondo diverso dal mio a cui io non appartenevo e a cui ( aloro giudizio) non avrei potuto nemmeno affacciarmi. Interpretai la loro triste affermazione come la volontà di mettere a tacere le ambizioni di una goffa una ragazza di provincia, non era quello il posto per me e doveva essere ben chiaro.
Non toccai cibo tutta la giornata, volevo essere in gran forma davanti alle telecamere, il mio ventre doveva essere perfettamente piatto e il mio alito profumato (mangiai un bel po' di dentrificio per mascherare la mia palese fame e ingoiai qualche compressa in più di un noto formaco per bloccare la diarrea, giacchè soffro di colite spastica).
La trasmissione andò benissimo, le mie apprizioni registrarono il picco della puntata, avevo realizzato il 27 % di share e gli autori erano soddisfatti.
Quando le telecamere si spense Cenerentola aveva finito il gran ballo. Il presentatore venne da me per abbracciarmi e per ringraziarmi per tutto quello che avevo fatto per lui e per il suo programma.
Quel ragazzo gentile scortò me e mio fratello in hotel, poi proseguì sparendo nel buio della notte.
La mia giornata di gloria era giunta al termine, ma l'eco di quella mia prima apparazione in tv mi accompagno per molti mesi ancora...
Feci parlare di me tutto il paese e anche i paesi limitrofi. All'improvviso sembrava che il mondo intero avesse seguito la mia apparizione. Fu un indimenticabile esperienza che ancora oggi custodisco gelosamente nel mio cuore.
Naturalmente i maligni ebbero molto da dire su tutta la vicenda, ma l'oscar della perfida stronza va con grande merito a una signora che si spinse fino a casa di mia suocera per muovere le sue più tremende critiche... ricordo ancora le sue parole:
"Ho visto Nadia in televisione, è ingrassata, una volta era più bella, ora insomma, diciamo che si è rovinata ...e poi come si era conciata, con quelle terribili calze!"
Le sue parole testimoniano come da Nord a Sud la cattiveria delle persone sia sempre uguale... tre ragazze che non conoscevo mi avevano accolta nel loro ambiente con un sorriso ipocrita, cogliendo la prima occasione per farmi a pezzi, poi nel focolare domestico una donna che conoscevo da anni con delle figlie tuttaltro che longilinee si era spinta fino a casa di mia suocera per rendere noto tutto il suo disappunto nei miei confronti e nei confronti del mio essere una ragazza normale con sogni e ambizioni...
Non ho mai preteso di capire completamente le motivazioni di queste persone, ma mi piacerebbe sapere cosa passa per quelle loro teste incredibilmente vuote...

sabato 4 luglio 2015

Come Cenerentola

Mi sentivo una star, avevo sempre sognato di essere scortata da un'auto a noleggio privato, avevo sempre desiderato entrare in uno studio televisivo e conoscere personalmente quelli che comunemente vengono chiamati vip.
Fui accolta con estrema gentilezza, ma mi accorsi che c'era qualcosa che non andava subito dopo aver sorriso dimostrando tutta la mia felicità.
In tutte le foto che avevo messo su internet non sorridevo e il mio sorriso aveva qualcosa che al regista non piacque affatto: l'apparecchio ortodontico.
Portavo l'apparecchio sebbene fossi un po' in avanti con gli anni, generalmente è nel periodo adolescenziale che vengono corretti i difetti estetici o di occlusione: io avevo 24 anni eppure avevo ancora quegli orribili "bottoni" di metallo attaccati ai denti.
In verità in commercio c'erano già gli apparecchi ortodontici trasparenti, quelli bianchi e belli che fai fatica a distinguere nello scintillio di un candido sorriso, ma io avevo il modello rudimentale, perchè anche il mio dentista era rudimentale!
Avevo come dentista un medico definito nel mio paese un luminare, ma per sette anni giocò a tetris con i miei denti senza ottenere alcun risultato e tutto alla modica cifra di 5 milioni di lire.
Ora che ci penso dei risultati li ottenne: mi fece diventare sorda da un orecchio e mi regalò una carie su ogni singolo dente (dovuta alla presenza di quegli orrendi bottoni che non permettevano in nessun modo di ottenere un'eccellente pulizia dei denti).
Perdonate la divagazione, ma era doveroso dedicare qualche minuto a un vero luminare della medicina!
Torniamo al mio giorno di gloria e alla totale disperazione di autori e registi quando si accorsero dell'inconveniente. Devo ammettere che anche fra loro c'era qualche genio che obiettò "ma non possiamo toglierlo?". A questa domanda avrei voluto rispondere "E secondo te se avessi potuto toglierlo mi sarei presentata qui munita dei denti di Edward mani di forbice?", ma optai per una risposta più diplomatica " purtroppo è un'apparecchio fisso, se qualcuno di voi sa toglierlo o potete chiamare un dentista, per me potete liberarmi da questa trappola infernale!"
Nessuno di loro replicò, il regista si grattò il capo e fece cenno di seguirlo.
I corridoi dello stabile adibito a camerini erano di granito scintillante, sembrava un albergo di lusso di quelli che avevo visto solo in televisione, perchè ad essere sincera in hotel ero stata solo all'età di 11 anni in gita a Perugia e non era affatto una struttura lussuosa!
Attraversai sotto lo sguardo attento di autori e registi il cortile che separava i camerini dallo studio televisivo e mentre cercavo di trattenere lo stupore per le tante meraviglie che avevo intorno giunsi a destinazione.
Un uomo segnato dalla malattia stava provando in compagnia di una donna le battute da lanciare in onda e con lei stava decidendo i tempi tecnici della trasmissione. Mi ricordò che fu molto galante e quando entrai si accorse subito della mia presenza. Si fermò, rivolse su di me il suo sguardo e mi ringraziò per aver accettato di far parte di una delle puntate del suo show.
Ero felice come non mai, per anni lo avevo seguito e osannato dal divano di casa mia e ora lo avevo davanti a me in carne e ossa (o almeno in quello che ne restava, poichè la salute purtroppo lo stava abbandonando).
Uno dei registi gli fece notare che portavo l'apparecchio ortodontico e che avrei dovuto non averlo perchè nella maggior parte dei casi il piccolo schermo richiede la perfezione. Lui si arrabbiò prima ancora che il suo interlocutore finisse di parlare, poi si voltò verso di me e disse " Ti chiedo scusa se anche in televisione ogni tanto il cervello va in blocco! Sei splendida e non ha alcuna rilevanza che tu abbia o meno un'apparecchio ortodontico, hai uno splendido sorriso, nessuno si accorgerà del resto. Se poi per te non è un problema possiamo ironizzare un po' sulla cosa, ma solo se ti va."
All'improvviso quel piccolo senso di angoscia che era comparso nel momento in cui avevo incontrato la disapprovazione di alcune persone della produzione sparì e le lacrime mi velarono gli occhi. Feci molta fatica a trattenerle e lui lo notò, così mi disse "Vai tesoro, vai a prepararti, che tra poco si inizia".
Avevo la sua approvazione ed ero al settimo cielo, solo allora mi accorsi che non ero la sola a gioire, con me aveva temuto il peggio anche colui che mi aveva selezionata. Un ragazzo timido e impacciato aveva rischiato parecchio mettendo in gioco il suo ruolo (di stagista precario) per portarmi in tv e costringendo la produzione a finanziare biglietti aerei e un pernottamento in un hotel di lusso nei pressi degli studi televisivi.
Ma chi era quel ragazzo che era stato così gentile con me? Perchè mi aveva regalato un'opportunità? Non lo conoscevo ancora, ma avevo come l'impressione che fossimo amici da anni... comunque andando avanti nel tempo lo avrei scoperto...